L’ARGENTINA DI MESSI È CAMPIONE DEL MONDO: DAI MITI DELLA PULCE E MARADONA ALLE CELEBREAZIONI DEI GIORNALI NAZIONALI

Tale e quale ad una conclusione a lieto fine di un grande romanzo, o di una semplice ma significativa ciliegina su una torta, anche il ritorno dell’Argentina, dopo ben 36 anni, sul tetto del mondo, rappresenta l’apice e il culmine della fotonica carriera del secondo detentore delle chiavi di ogni singolo cuore argentino, Lionel Andrès Messi Cuccittini. Oserei dire ineguagliabile tutto l’amore, l’adrenalina, la gioia, l’euforia o la follia dei 47 milioni di argentini presenti nel territorio, più altrettanti sparsi nel mondo. Poche altre imprese sono state realizzate nella storia del calcio, soprattutto in quello moderno.

Al di là della pazza finale contro un degno avversario qual è la Francia, capitana dal portentoso Kylian Mbappé, il percorso degli ormai Campioni del Mondo a Qatar 2022 è stato lodevole ma inaspettato, e rispetto ai pronostici di inizio novembre, la rosa ha offerto molte più risorse. L’unione del gruppo è stata davvero superlativa, chiaramente grazie alla presenza del capitano di questa squadra, che in qualità di padre della Nazione ha offerto al figlio il più grande regalo a disposizione, procurando lui un fiume di lacrime ridenti. La soddisfazione per lui è incommensurabile, e “purtroppo” per noi, nessuno potrà mai percepire come si sente realmente quell’uomo, nato a Rosario il 24 giugno 1987.

Una cosa cruciale da fare in questi casi, -per chi ne ha la possibilità- oltre a leggere determinate notizie sull’argomento, che possano accrescere questo grande momento storico, è di confrontarsi direttamente con i nativi argentini, che al momento sono in totale visibilio. Le innumerevoli immagini di Buenos Aires, Mendoza, Rosario, Salta o Ushuaia mostrano perfettamente l’indice di calore, che i cuori argentini stanno fornendo alla loro terra natale. Il delirio è inaudito, e l’attesa ha contributo ad aumentarlo: l’Albiceleste è stata infatti la seconda squadra del globo, dopo la nostra Italia (1938-1982), ad aspettare per più tempo l’arrivo di un nuovo Campionato del Mondo (1986-2022).

Il destino lo ha voluto anche questa volta: al fianco della Selección c’è stato un superbo condottiero, in grado di firmare con i propri piedi la delega per l’accesso al regno dei cieli. Proprio per l’importanza e l’enorme apporto avuto da Messi sul suo Paese, tutti ormai lo considerano una reincarnazione sportiva di Diego Armando Maradona, che proprio come lui, è riuscito a distinguersi dal resto del mondo, brillando sempre di luce propria e riportando quindi l’Argentina a regnare sugli altri, nel lontano 1986, nella finale contro la Germania Ovest, terminata 3-2 nel mitico scenario dell’Azteca, Città del Messico. Ripercorriamo insieme la strada della leggenda nel deserto qatariota, capendo anche come i tifosi stanno celebrando questa storica serata.

Argentina in visibilio: le prime pagine dei giornali nazionali

Considerando anche il periodo stagionale in cui si è disputato questo Campionato del Mondo, la data del 18 dicembre 2022 rimarrà impressa nella storia dell’Argentina e nella mente di ogni singolo individuo, il quale non vede l’ora di narrare alla sua prole le fantasmagoriche gesta eroiche di Messi e compagni. Come giusto che sia, in questo momento il giubilo ha preso il sopravvento, ed è compito dei principali giornali nazionali celebrare questo fantastico avvenimento. È fuori dalla norma la forza storica di questo avvenimento, che porta tanto onore e orgoglio a tutta la Nazione.

Il quotidiano Diario Ole, fondato nel 1996 a Buenos Aires, esordisce con la foto dell’eroe nazionale con la Coppa in mano, usando il gioco di parole “LIOS ES ARGENTINO”, volto appunto ad indicare come dio, l’autore della miracolosa doppietta e del magistrale percorso effettuato. Sul petto del re d’Argentina appare una frase di spicco: “Il Paese vibra e gode della Selección, che per mano di Messi vince il terzo Mondiale in una finale da infarto contro la Francia“. Come è ben chiaro, il fervore e la pazzia stanno regnando incontrastate. Ora la popolazione, quasi allucinata, sta continuando i festeggiamenti in ogni metro quadro del territorio, con canti, grida, urla, baci, abbracci, fumogeni, bomboniere, trombette e probabilmente anche con qualche arma da fuoco.

Anche LA NACION, fondato nel gennaio 1870, si lascia felicemente andare, introducendo la prima pagina con: “La Selección di Messi ha vinto la miglior finale della storia e acquista un posto nel paradiso del calcio”. Anche qui euforia alle stelle, con il quotidiano che inneggia la partita dichiarandola come la migliore della storia. Difficile stabilirlo, fatto sta che nel podio ci rientra ampiamente. ArgentinaFrancia è paragonabile a davvero pochissime finali di un Mondiale. Forse, oltre alla stessa ArgentinaGermania Ovest del 1986, è degna di essere comparata solo alla storica finale del 1950 al Maracana, tra Brasile e Uruguay, terminata 1-2 con gol vittoria al 79′ minuto dell’italo-uruguaiano Alcides Ghiggia.

Tra l’altro quel match ha il record di maggiori spettatori di sempre, ben 173 850. La storia è stata scritta, e queste prime pagine rimarranno incise nelle menti argentine, andando poi a rappresentare un rarissimo reperto storico, con il conseguente incalcolabile valore. Con molte probabilità, forse anche più del Brasile, l’Albiceleste è stata la squadra a voler realmente più di chiunque altro questo trofeo, ed è sicuramente questo il più grande motivo per la quale il Dio del calcio ha indicato proprio loro.

L’Argentina è sul tetto del mondo: i moventi del miracolo

Come un mercante di speranza che porta al popolo ciò che gli spetta, o come il ritorno della pioggia a novembre per la fauna del Serengeti, Messi incorona il sogno di una vita, laureando lui e la sua amata Campioni del Mondo. Come ogni grande successo, anche questo ha riscontrato dei momenti di difficoltà, che sono però rimasti alle spalle grazie alla surreale coesione di questo gruppo. Con l’onnipotenza dell’indiscusso protagonista, l’infinita esperienza di Di Maria, di Otamendi e dell’importante uomo spogliatoio Franco Armani, la squadra di Lionel Scaloni ha avuto più un punto di riferimento.

La catena creatasi dal gruppo ha formato un battaglione in grado di sconfiggere anche la squadra migliore del momento, con in rosa proprio il plausibile erede di Leo, Mbappé, che nonostante la tripletta alla fine è stato costretto ad inchinarsi di fronte a sua maestà. La sconfitta contro l’Arabia Saudita ha destabilizzato tutti, tifosi e non. Il segreto è stata appunto la solidità dello spirito di squadra, che non è mai venuto a mancare. Anche quando il gruppo non ha brillato, come con l’Australia o col Messico, non se ne è mai andato dal campo il santone di questa squadra, che seppur con molti calci di rigore (che vanno comunque realizzati) è riuscito sempre a dare il pane quotidiano alla propria gente, ossia il gol.

Il bel calcio è venuto fuori solo nelle ultime partite, ma l’unico aggettivo che si avvicina alla formidabile prestazione della finale è spumeggiante. Con una media di un tiro in porta su due, l’Albiceleste si impone sui transalpini grazie al proprio gioco, fatto di giocate, scambi veloci e percussioni nello stretto o in profondità. Il raddoppio del Fideo è fantastico: 5 secondi, 3 tocchi e rete, imbambolata tutta la difesa avversaria. La parata negli ultimi attimi del secondo tempo supplementare da parte del Dibu Emiliano Martinez è storia: in quell’istante tutto il mondo ha creduto che gli oltremontani riuscissero a ribaltare la situazione in pochissimi minuti siglando il 4-3, ma la reattività, la freddezza, la rabbia e l’immensa forza, ha permesso al portiere dell’Aston Villa di prolungare la lotta di qualche altro minuto, ai calci di rigore.

Anche lui, per la storia che ha avuto, non potrà essere scordato da nessuno nel corso delle prossime decadi. Ovviamente soltanto le immagini possono rendere ben chiara la fisionomia di questa squadra, che ha saputo mantenere la schiena dritta e il petto in fuori per tutti e 120 i minuti di gioco. Già nelle partite contro Croazia e Olanda, si è visto un parente della squadra di ieri, venuto fuori a tratti ma mostrando appunto molte potenzialità, che sono poi state applicate a dovere. Il percorso nel complesso è fantastico, e grazie alla lotteria dei rigori l’intero Paese ritrova la presenza del trofeo più ambito del mondo. La crisi che gli argentini stanno vivendo a livello economico è impressionante, e la vittoria di questo torneo va a dare anche speranza alla gente, la quale sta ricaricando le batterie per andare avanti in questo tortuoso mondo.

I record di Messi e la profezia avverata di Maradona

Infiniti i record emessi da Messi in questo ventennio, e anche ieri, 18 dicembre, è riuscito a prendersene un altro. Diventa il giocatore ad aver disputato più partite e più minuti giocati ad un Mondiale, superando rispettivamente Lothar Matthäus e Paolo Maldini. Inoltre non è mai esistito un giocatore in grado di segnare in tutte e quattro le gare ad eliminazione diretta della competizione (Australia, Olanda, Croazia e Francia). Inoltre, prima della doppietta in finale, il numero 10 condivideva il record di gol e assist fatti ad una Coppa del Mondo con Miroslav Klose, Ronaldo Il Fenomeno e Gerd Muller, tutti fermi a quota 19. Come se non bastasse, arriva anche la doppietta del Golden Ball (MVP del torneo) per la seconda volta consecutiva.

Dopo la finale persa contro la Germania nel 2014, al Maracana di Rio de Janeiro, a Leo era rimasta un’unica grande possibilità, quella più difficile, con la squadra meno esperta, ed è riuscito nell’impresa, contro ogni pronostico, contro tutti quelli che lo reputavano un “bollito”, o comunque un giocatore non più in grado di incidere ad alti livelli. Proprio per questo il parallelo con Maradona è obbligatorio per realizzare l’importanza storica e sociale che il Messias ha portato ai suoi sudditi, rendendo loro le persone più felici sul pianeta. “Vorrei che Messi avesse lo stesso impatto e che ricoprisse lo stesso ruolo di protagonista che io ebbi al Mondiale del 1986. Gli auguro di diventare il migliore di tutti i tempi”. Queste le parole del Pibe de Oro nel 2010, quando ancora era allenatore proprio della Pulce.

La profezia si è avverata, e Diego dall’alto dei cieli ha sicuramente notato il colore giallo che hanno preso i 2.780.000 km² dell’intero territorio grazie a tutte le luci accese in Argentina al momento. Dopo la finale l’eroe del momento ha dedicato la vittoria al suo predecessore: “Diego mi ha regalato questa Coppa, volevo chiudere la mia carriera così. Non posso desiderare di più”. Tutto il Paese attraverserà delle settimane di serenità e gioia incontrastata, che aiuteranno come già detto, a diminuire la tensione derivata da problemi sociali e finanziari, ma l’unica cosa che conta adesso è godersi il momento, in modo da tenerselo stretto nella mente, per quanto più tempo possibile.

di Jacopo Abissoni

Foto Twitter Seleccion Argentina

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