VAMOS DIEGO, DESDE EL CIELO: MESSI INVOCA MARADONA, L’EREDITÀ ARGENTINA

Sembrava tutto già scritto, ancora prima che iniziasse l’inedito Mondiale invernale in Qatar, l’Argentina doveva diventare campione del mondo, Lionel Messi avrebbe dovuto sollevare il prestigioso trofeo portato in trionfo dai suoi compagni. Una conclusione a lieto fine che tutti si aspettavano quasi come se fosse dovuta non al pubblico è chiaro, forse neanche alla Nazionale Albiceleste ma alla Pulce si, il dieci di Rosario meritava senza alcun’ombra di dubbio di sollevare quella benedetta coppa che inseguiva da anni e così è stato.

Il cammino di Messi e dell’Argentina a Qatar 2022

Il cammino dell’Argentina a Qatar 2022 non è iniziato nel migliore dei modi per via della sconfitta subita all’esordio contro l‘Arabia Saudita, una gara in cui la Seleccion ha colpito i legni e si è vista annullare dei gol in più occasioni. Messi ha segnato su rigore ma non è bastato, la sconfitta per 1-2 è inaspettatamente arrivata. Tra le maggiori piazze argentine, nonostante qualche malumore per il risultato, aleggiava comunque uno spirito di tenacia e di fiducia, riposta totalmente negli uomini guidati dal commissario tecnico Lionel Scaloni e soprattutto in quel piccoletto affermatosi al Barcellona che a 35 anni continua ad incantare platee.

Dopo la prima fallimentare gara del Mondiale l’Argentina non sbaglia più un colpo, le vince tutte e Messi è il re, il trascinatore immortale di un paese intero. Messico e Polonia vengono spazzate via entrambe agilmente con il risultato di 2-0, Leo sigla il vantaggio al 67′ nel match contro i messicani. Il cammino in Qatar prosegue spedito e, partita dopo partita, gli stadi si riempiono di maglie Albiceleste, Doha sembra Buenos Aires e l’Argentina continua a vincere sotto la stella del Diez che agli ottavi mette a referto il gol del vantaggio contro la sorpresa Australia sconfitta così per 2-1.

I quarti di finale e la semifinale: l’impresa dell’Argentina di Leo Messi

Dai quarti di finale in poi è follia, l’Argentina rischia di compromettere un cammino che si sta tracciando da solo, quasi guidato dal destino. La prima avversaria dell’Albiceleste è l’Olanda che sembra essere caduta sotto i colpi prima di Nahuel Molina e poi di Leo Messi, ancora una volta freddissimo dagli undici metri, ma il cielo ha in mente altri piani. Sul risultato di 2-0 per i sudamericani, il tecnico olandese Louis van Gaal decide di far scendere in campo l’artiglieria pesante in attacco: dentro i giganti Wout Weghorst e Luuk de Jong. La squadra Oranje inizia ad effettuare lanci lunghi verso le due punte e proprio una di queste, nel giro di pochi minuti prende a schiaffi l’Argentina: Weghorst fa due gol, il primo con una frustata di testa in area di rigore, il secondo su uno schema olandese messo in piedi da una punizione al limite dell’area che vede l’attaccante del Besiktas inserirsi abilmente in area di rigore e punire Emiliano Martinez.

Nei tempi supplementari la paura è tanta, le squadre sono tese e battagliano alla pari giungendo alla lotteria dei calci di rigore dove il primo tiratore scelto è ovviamente il numero dieci di Rosario. Rigore trasformato, la Seleccion, nonostante il proseguo della sfida, è ormai fiduciosa di approdare in semifinale, Leo Messi non ha sbagliato, il destino calcistico del paese è dunque al sicuro. La semifinale, con il dovuto rispetto per un avversario tenace come la Croazia, è stata una passeggiata di cortesia per l’Argentina. La Pulce apre ancora una volta le danze segnando dal dischetto e facendo da apripista al 3-0 finale con un assist fantascientifico per il gol di Alvarez in cui umilia il talentino croato Gvardiol superandolo in dribbling come solo lui sa fare. L’Albiceleste prenota un posto per la finale del Mondiale dove ad attenderli c’è la Francia dell’Enfant Prodige Kylian Mbappé, vincitore della precedente edizione della Coppa del Mondo a Russia 2018.

Argentina-Francia: la finale di Messi

Argentina contro Francia, probabilmente le Nazionali più forti dei rispettivi continenti, Lionel Messi contro Kylian Mbappé, il passato e presente contro il presente e il futuro del calcio internazionale. L’aspettativa per la finale del Mondiale è tanta ma, per i primi 45 minuti, in campo c’è solo l’Albiceleste che va a riposo sul risultato di 2-0. In gol di nuovo il capitano con la dieci che realizza su calcio di rigore al 23′, poi Angel Di Maria raddoppia al 36′. La gara si accende di colpo all’80’ quando Mbappé segna dagli undici metri e, appena un minuto dopo fa un gol in mezza rovesciata di prima intenzione. 2-2, in due minuti, tutto da rifare per l’Argentina.

La partita non finisce, si arriva ai tempi supplementari dove al minuto 108′ Messi fa impazzire per l’ennesima volta il globo segnando la rete del 3-2 riportando in vantaggio la sua squadra. Mbappé non vuole saperne di arrendersi, è una sfida a distanza tra due fenomeni assoluti, il classe 1999 fa l’impossibile e al 118′, di nuovo dal dischetto, pareggia mettendo a segno una tripletta, assurdo. La gara si protrae ai calci di rigore, di nuovo il primo a calciare è il ragazzo di Rosario. Sguardo fermo, sicuro di se, chiaramente non sbaglia. Da lì in poi, come contro l’Olanda è il destino a fare tutto, ormai El Diez ha segnato, per la Francia non ci sono più speranze. Non basta un supremo Mbappé, niente e nessuno avrebbe potuto strappare questa coppa dalle mani di Leo Messi e dell’Argentina, era tutto già scritto.

Il Mondiale da record di Messi

In questo Mondiale Lionel Messi, nel caso in cui ce ne fosse ancora bisogno, ha dato l’ennesima prova del suo dono calcistico. Leo è stato leader assoluto della sua Argentina, sia da un punto di vista tecnico che del carisma, si è preso le responsabilità dei vari calci di rigore senza pensarci due volte, pronto a dimenticare il peso del passato di quelle finali perse. El Diez per antonomasia è stato in grado di spronare i giovani e di valorizzare i veterani, si è caricato il mondo sulle spalle trasformando la pressione in energia. Con questo Mondiale Messi si è aggiudicato per la seconda volta in carriera il Golden Ball, premio riservato al miglior giocatore del torneo, riconoscimento che aveva ottenuto nella Coppa del Mondo del 2014.

Inoltre, scendendo in campo nella finale contro la Francia, Leo è diventato, con 26 apparizioni, il calciatore a collezionare più presenze nella storia dei Mondiale e, con la doppietta rifilata ai transalpini, ha consolidato la propria leadership come goleador assoluto dell‘Albiceleste ai Mondiali. La sagra dei record continua, infatti Messi è l’unico giocatore ad aver segnato in una Coppa del Mondo FIFA quando aveva meno di vent’anni, da over 20 e da over 30, la Pulce ha fatto gol a tutte le età. Infine, calcolando le reti segnate (13) e gli assist forniti (8), il dieci di Rosario è il calciatore che nella storia del Mondiale ha inanellato più gol e assist (21). Nessuno mai come Leo.

Vamos Diego, desde el cielo

Lionel Messi per legittimare l’eredità al trono di calciatore più forte della storia, ha dovuto vincere un Mondiale all’età di 35 anni riportando in Argentina la Coppa del Mondo dopo 36 anni di digiuno, quando a festeggiare per le strade di Buenos Aires c’era Diego Armando Maradona. La Pulce, nel corso della sua carriera ha dovuto subire costantemente il pesante, per chiunque altro soffocante, paragone con l’assoluta leggenda Albiceleste ma ora non deve più farlo. Leo è diventato immortale, se fosse un vichingo potrebbe camminare in totale tranquillità nel Valhalla ricevendo elogi da ogni divinità mai esistita, Pibe de Oro compreso.

Messi ha trovato una meravigliosa continuità con Maradona, dove tutti gli altri vedevano un’ ingombrante eredità da dover sopportare. I sentimenti di Leo per Diego sono riassumibili nella frase che El Diez pronuncia prima che Montiel calci il rigore che lo avrebbe consacrato campione del mondo: “Vamos Diego, desde el cielo” . Il campione di Rosario in Maradona ha visto un mentore, un Dio terreno a cui ispirarsi e mai un rivale da dover superare. Ecco perché, nello Stadio Lusail, alla finale del suo quinto ed ultimo Mondiale della vita, Leo con umiltà ha chiesto una mano dal cielo, quella mano de dios che tanto è stata protagonista nella storia della Nazionale Argentina.

Di Stefano Gentili

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